Che «il viaggio per vie desuete sia il principio della scoperta» non manca di ricordarlo Raffaele Nigro, introducendo ancora una volta un percorso d’arte, di urbanistica, di cultura e rapporti ambientali tracciato sul territorio pugliese, in continuità con il precedente Puglia. Città d’arte firmato dai medesimi autori (volume che toccava le realtà urbane di Monte Sant’Angelo, Lucera, Barletta, Trani, Ruvo, Bitonto, Bari, Conversano, Altamura, Gravina, Martina Franca, Taranto, Ostuni, Lecce, Galatina, Gallipoli, Otranto, Nardò, secondo un criterio di scelta – parzialissimo, ma sollecitato dalla prevalenza di implicazioni di carattere archeologico, topografico, antropologico intrecciate alla monumentalità dei luoghi – teso ad abbracciare un concetto di arte pensato «in senso totale»). L’elenco, doveroso per comprendere scelte irrinunciabili e omissioni incolpevoli, viene integrato da questo volume e dal taglio trasversale, curioso e “minimalista” di questo nuovo viaggio: una serie di “centri minori” per altrettante piccole “monografie” che ne portino in luce le suggestioni e le caratteristiche peculiari, quelle che condensano nella loro immagine attuale – esaltata dal ricco apparato iconografico – secoli di storia, civiltà, tradizione e cultura nonostante la posizione periferica rispetto alle grandi rotte del turismo e della conoscenza. Realtà “minori” solo nel senso “dimensionale”, maggiormente prossime (in verità) ad una “misura d’uomo” che garantisce la sopravvivenza del dato umano e monumentale così come della tradizione che ne custodisce il senso più autentico di comunità, mai dimentica delle origini contadine e di una cultura di cui – di fatto – la stessa “immagine” dei luoghi è espressione. Negli spazi raccolti e un po’ in ombra, piuttosto che nelle grandi superfici assolate; nella ruga di un volto, piuttosto che nella folla “globale”; nel dettaglio di una identità, piuttosto che nella complessa dispersione di ogni memoria.